Palermo 24 febbraio 2025 – La Cgil Palermo e la rete per la Costituzione sostengono lo sciopero indetto il 27 febbraio dall’Associazione nazionale dei magistrati.
Per tale motivo hanno indetto per giovedì alle 10.30 un presidio simbolico di fronte al Palazzo di Giustizia, aperto alla partecipazione della società civile, per dare lettura di quegli articoli della Costituzione che “rappresentano i pilastri fondamentali del nostro vivere civile e per spiegare, a tutti coloro che vorranno ascoltarci, perché ci siamo mobilitati in difesa della costituzione e dei diritti di tutti”.
Subito dopo, alle ore 12, parteciperanno all’iniziativa indetta dai magistrati in Piazza della Memoria
La Cgil e la Rete palermitana per la difesa della Costituzione condividono il documento della Anm sezione distrettuale di Palermo ribadendo che “il sistema di valori e diritti disegnato dalla Costituzione prevede un giudice e un pubblico ministero, soggetti solo alla legge, imparziali, indipendenti e appartenenti allo stesso ordine giudiziario. Solo così possono assicurare l’attuazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. Il pubblico ministero inserito nella giurisdizione è il primo giudice che il cittadino incontra e solo finché appartiene all’ordine giudiziario rimane aperto al dubbio sull’innocenza dell’imputato. Separato dalla giurisdizione sarà attratto nella sfera di un altro potere e condizionato dalle direttive dell’esecutivo”.
“I primi a rimetterci, con la riforma del governo sulla separazione delle carriere – sottolineano il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e il referente della Rete palermitana per la difesa della Costituzione Claudio Riolo – saranno i cittadini, per i quali non sarà pienamente attuato il principio di uguaglianza, perché l’organo che cura le indagini sarà inevitabilmente condizionato dalle scelte politiche della maggioranza di turno. La riforma costituzionale ci conduce su questa strada”.
Cgil e rete per la Costituzione intervengono, inoltre, sul ddl sicurezza, provvedimento pericoloso al centro di tante proteste in corso in tutta Italia, con il quale, dopo i decreti anti-rave, Cutro e Caivano, si afferma sempre più “una politica repressiva e securitaria”, che restringe le libertà costituzionalmente garantite, dal diritto di espressione del dissenso alle forme di lotta legittime di lavoratori e lavoratrici e di tutti i movimenti sociali.
“Si istituiscono nuovi reati e si esercita una stretta su carcere, cpr e migranti – proseguono Rolo e Ridulfo – Inoltre con l’art. 31 si stabiliscono delle inquietanti prerogative dei servizi segreti, che richiamano gli anni più bui della nostra storia e una gravissima lesione dei diritti di libertà e privacy. Se aggiungiamo a tutto ciò i continui attacchi alle misure previste nel codice antimafia e nella legge Rognoni La Torre, emerge un quadro che non ha niente a che vedere con una necessaria riforma per rendere la giustizia più celere, efficiente e uguale per tutti i cittadini, che richiederebbe le risorse necessarie per far funzionare i tribunali e coprire integralmente le carenze di organico superando la diffusa precarietà”.