Palermo 20 maggio 2022 – “Siamo rimasti davvero senza parole. Non riusciamo a capire le motivazioni. Un servizio pubblico deve essere garantito fino alla fine. Non può essere eliminato così, ex abrupto, e la comunicazione non può essere inviata ai dirigenti scolastici e alle famiglie dall’oggi al domani. Le scuole primarie e secondarie terminano il 10 giugno e la scuola dell’infanzia il 30 giugno. Se la mensa è stata garantita fino al 25 maggio non capiamo perché non si copriva tutto il periodo scolastico, dal momento che le famiglie hanno già pagato per tutto il mese di maggio. Non ci sono più soldi per garantire il servizio?”.
Così il segretario generale della Flc Cgil Palermo Fabio Cirino replica alla notizia inviata alle scuole dall’area dell’educazione, formazione e politiche giovanili del Comune della conclusione del servizio di refezione, garantito fino al 25 maggio.
“Non vogliamo entrare nel merito della polemica e dei problemi di natura amministrativa legati all’affidamento dell’appalto. Ma l’amministrazione deve dare una risposta e spiegare se si tratta di un problema di natura economica – prosegue Cirino – Un servizio deve essere garantito fino alla fine, così come gli affidamenti delle gare andrebbero fatti a inizio d’anno non durante. Non è accettabile che i dirigenti scolastici, che provengono da un anno complicato e pieno di criticità, si trovino adesso di fronte a un disservizio del genere, inqualificabile per le modalità con cui è stato comunicato, per il quale in tutte le scuole stanno arrivando in queste ore le proteste delle famiglie. Tutto questo adesso è sulle spalle dei presidi, chiamati a dover rimodulare le attività per evitare disagi ai bambini e alle famiglie, che all’ultimo minuto non sanno come organizzarsi”.
“Ci fa piacere che il servizio offerto dall’azienda sia stato apprezzato e che sia considerevolmente aumentato il numero dei fruitori giornalieri – aggiunge Cirino – Ma tutto questo, ripetiamo, ci lascia senza parole, soprattutto in una terra col record negativo del tempo pieno a scuola, che per gli altri vuol dire maggiori opportunità didattiche e più occupazione per il personale. Proprio il deficit di didattica da noi è dovuto al deficit dei servizi e delle strutture, che non garantiscono il tempo pieno”.