CGIL: LA FUGA DELLE GRANDI INDUSTRIE DA PALERMO
La denuncia di Enzo Campo rilanciata da Susanna Camusso alla conferenza di orrganizzazione
CGIL PALERMO COMUNICATO STAMPA OGGI LA CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE A PALERMO. LA DENUNCIA SULLA FUGA DELLE GRANDI INDUSTRIE NAZIONALI CHE ABBANDONANO PALERMO Palermo 25 giugno 2015 – La crisi di Palermo e della Sicilia, con le grandi industrie che abbandonano l’Isola, dalla Fiat ad Ansaldo Breda, alle incertezze sul futuro del Cantiere Navale di Palermo, è stata al centro della Conferenza di Organizzazione della Cgil di Palermo che si è svolta oggi all’ex deposito delle Locomotive DI Sant’Erasmo. Un grande momento di riflessione e di dibattito sul futuro del sindacato ma anche una occasione per riportare al centro dell’attenzione il lavoro. Il lavoro che c’è ma soprattutto quello che non c’è, quello precario, quello parcellizzato. In platea i 277 delegati scelti nei posti di lavoro, i segretari provinciali e regionali delle categorie, le segreterie di Cgil Palermo e Cgil Sicilia. Sul palco il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo, il segretario della Cgil Sicilia Michele Pagliaro e il segretario generale della Cgil nazionale Susanna Camusso, che con il suo intervento ha concluso la giornata. Sedici gli interventi dei rappresentanti dei lavoratori, che hanno denunciato condizioni di lavoro sempre più difficili e un futuro sempre più incerto. “Sono una lavoratrice atipica da 7 anni e mi occupo di arredamento da Mercatone Uno. Guadagno una percentuale di quello che vendo. Ma lavoro come i colleghi a tempo indeterminato e, al contrario di loro, io non metterò su mai famiglia. Non avrò mai un lavoro vero”, ha raccontato Giusi Di Maria. Serafino Biondo, delegato Fiom del Cantiere Navale, ha spronato il sindacato: “Da delegato di fabbrica, registro una situazione disperata, a perdere, anche tra i nostri colleghi dell’ex Fiat e dell’indotto, che nemmeno riescono a percepire le mensilità degli ammortizzatori sociali. Fincantieri non rinnova i carichi di lavoro e la politica, che doveva stanziare i fondi per realizzare i bacini, è assente”. A lanciare l’allarme sul futuro della realtà produttiva palermitana è stato il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo. “Quando le grandi aziende nazionali pubbliche devono fare dei tagli, tagliano nel Mezzogiorno, soprattutto in Sicilia e a Palermo. Vedi Ansaldo Breda, che ha venduto le sue aziende ai cinesi ma ha lasciato al suo destino lo stabilimento di Carini, la Fiat a Termini Imerese, e siamo preoccupati per il Cantiere Navale, che a metà giugno ha già chiuso la prima officina – ha detto Campo – Quando invece si tratta di fare investimenti nazionali, ci prendono in considerazione solo per le grandi emergenze. Come ha fatto l’Anas, dopo il crollo del viadotto sulla Palermo-Catania. Le Ferrovie dello Stato da 25 anni non investono nella nostra regione e adoperano solo la tecnica del disservizio, per poi procedere al taglio dei rami secchi. Il trasporto si è trasferito così sul gommato: ci sono cinque famiglie potenti in Sicilia che con le loro autolinee si spartiscono 165 milioni della Regione”. Una Sicilia dove si assiste allo smantellamento delle aree produttive da una parte e dall’altra alla nascita di una nuova classe operaia povera, che ha sostituito tute blu e operai edili: i lavoratori dei call center, 10mila dei quali solo in provincia di Palermo, con i loro contratti part-time e paghe oscillanti tra 600 e le 800 euro al mese. “Sono loro oggi il prototipo del lavoro povero, precario e con poche tutele, esposti alle delocalizzazioni e quindi alla perdita di questo misero lavoro”, ha ribadito Campo, ricordando che a Palermo si sono persi, tra il 2008 e il 2014, 47 mila posti di lavoro, in Sicilia 156 mila e nel Mezzogiorno 576 mila. Un’economia sempre più fragile, quella palermitana, dove la disoccupazione totale è salita da 16,9 per cento al 23, 2 per cento, i disoccupati sono passati da 74 mila a 95 mila, gli investimenti sono crollati del 50 per cento. “Eppure – conclude il segretario Enzo Campo – ci sono tanti settori che potrebbero dare un futuro a migliaia di giovani, nei quali siamo pronti ad avviare vertenzialità strategiche con il Comune e con la Regione, dall’edilizia scolastica a pezzi alla messa in sicurezza del territorio, per frenare il dissesto idrogeologico e progettare interventi nella manutenzione delle strade”. Un appello, quello del segretario della Cgil di Palermo, raccolto da Susanna Camusso. “Credo che la Sicilia, come tanta parte del Mezzogiorno, si senta abbandonata. Penso che tutte le regioni meridionali debbano interrogarsi se hanno fatto ciò che si poteva fare per utilizzare significativamente i fondi strutturali. Ritengo inoltre che il tema sia una diversa qualità del Paese unito: il fatto che la trattativa su Ansaldo Breda si sia conclusa senza lo stabilimento di Palermo è il segno che le grandi imprese nazionali non hanno in mente una dimensione nazionale unitaria – ha detto la Camusso – Da questo punto di vista è aperto il tema di Fincantieri e del futuro del Cantiere Navale di Palermo. C’è una responsabilità di Fincantieri ma c’è una responsabilità della Regione perché come abbiamo visto per Termini Imerese, tra gli annunci, le promesse e la traduzione concreta passa un tempo infinito nel quale i lavoratori, al massimo, riescono a ricorrere agli ammortizzatori sociali ma non hanno prospettive”. A distanza di un anno dal congresso della Cgil, la crisi continua. E anche nelle parole del segretario della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro, trapelano considerazioni amare. “La ripresa è solo nella propaganda dei politici. E’ stato smantellato lo stato sociale e anche le scelte per curare l’economia malata sono fallite. In questi anni – aggiunge Pagliaro – si è scelto di fare pagare la crisi ai più deboli. Il governo si era impegnato a colpire evasione fiscale, corruzione, a mettere in campo le riforme. Anche la spending review si è fermata davanti ai poteri forti. Credo sia opportuno riflettere su come siamo fatti noi e come è fatto il mondo che vogliamo rappresentare. Sono queste le domande alle quali dobbiamo dare una risposta. Oggi non stiamo celebrando un altro congresso ma stiamo parlando di noi stessi. Prima di dire che la conferenza di organizzazione è una occasione mancata, come ha detto qualcuno qui dentro, proviamoci. Proviamo a sviluppare le nostre idee sui luoghi di lavoro, proviamo a trasmettere fiducia e inclusione identitaria, proviamo a rendere protagonisti i lavoratori, innoviamoci, diamo ai lavoratori obiettivi e protagonismo”. In mattinata la segretaria della Cgil Susanna Camusso è stata in visita al Giardino della memoria di Ciculli, fondato da Unci e Anm, per rendere omaggio alle vittime della mafia. Memoria di Ciaculli a Palermo dove ha reso omaggio alle vittime della mafia. La Camusso ha sostato davanti agli alberi e dedicati ai sindacalisti Placido Rizzotto, Nicolò Azoti, Giuseppe Rumore e si è soffermata anche davanti a quelli che ricordano i giudici Falcone e Borsellino, il presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella e le vittime della strage di Portella delle Ginestre. Ad accogliere Susanna Camusso c’erano il vice-presidente nazionale dell’Unci, Leone Zingales, ed il presidente della sezione distrettuale dell’Associazione magistrati, il giudice Matteo Frasca. “E’ un luogo straordinario – ha detto Susanna Camusso, che era accompagnata dal segretario della Cgil palermitana Enzo Campo e dal segretario Cgil Sicilia Michele Pagliaro – Questo Giardino è un luogo che tutti gli italiani dovrebbero conoscere. Apprezzo questa iniziativa di cronisti e magistrati che stanno svolgendo un’attività importante sul versante della legalità. Cronisti e magistrati hanno avviato l’esercizio della memoria collettiva di tutte le vittime della mafia e questa è opera meritoria in un Paese dove, purtroppo, è facile dimenticare. Accetto l’invito dei cronisti, e sarò qui al Giardino di Ciaculli il prossimo 16 maggio per ricordare Salvatore Carnevale”.