Palermo 29 settembre 2017 – Protestano i 75 lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia, esclusi dall’albo unico dei lavoratori
licenziati dalle società partecipate dopo un parere dell’avvocatura di Stato che ha dato una diversa interpretazione della
legge istitutiva del contenitore in cui collocare i lavoratori al quale le società rimaste in vita avrebbero dovuto attingere
per le loro esigenze di personale. Dopo un’estate di presidi, i sindacati Fisac Cgil, Uilca e Fabi in una nota congiunta
chiedono con urgenza un tavolo alla presidenza della Regione, per sbloccare la vertenza, e la assunzione degli ex dipendenti
di Sviluppo Italia Sicilia alla Sas, la società Servizi ausiliari Sicilia, in cui avrebbero dovuto da tempo transitare.
Oggi i lavoratori dell’ex società partecipata, che da tre anni portano avanti la battaglia per la loro ricollocazione,
assistiti da uno studio legale palermitano hanno presento un esposto. Nella denuncia, inviata per conoscenza
alla procura della Corte dei Conti, diffidano la Regione Siciliana a porre in essere atti che possano essere
pregiudizievoli nei loro confronti e la Sas ad attuare atti di interpello che li escludano.
“E’ passata un’intera legislatura senza che, dopo l’intervento dell’Ars favorevole alla nostra ricollocazione,
si sia risolto il problema – dichiara Gianluca Mazzarese, della Fisac Cgil – La legge Madia detta norme precise,
la Sicilia ha fatto eccezione: sono state chiuse le società partecipate e non sono stati tutelai i lavoratori. Il governo
non ha stanziato le risorse e non è stato in grado in tutto questo tempo di dare una risposta. Cosi è stata
mortificata la volontà del Parlamento siciliano”.
Il risultato è che i lavoratori licenziati sono ancora oggi senza tutele. Il governo regionale ha esternalizzato alcuni
servizi svolti da alcune di queste società in house, in particolare l’assistenza tecnica, affidandoli a società
presenti sul mercato, dal Formez a Invitalia a Ernst & Young. L’Ars ha creato l’ Albo Unico. Il governo ha poi
individuato nella società Servizi Ausiliari Sicilia, la Sas, la società che avrebbe dovuto assumere i lavoratori
sulla base della sottoscrizione di nuovi contratti di servizio con numerosi dipartimenti regionali, che
avrebbero manifestato l’esigenza dell’erogazione di questi servizi attraverso il personale dell’Albo, per
la gran parte costituito da alte professionalità.
Dalla convocazione di tutti i lavoratori del bacino da parte dell’assessore Baccei il 9 maggio scorso,
dopo l’approvazione della norma da parte del Parlamento siciliano, sembrava imminente lo sblocco della vertenza.
Ma a oggi non si registra alcun passo in avanti.
“I lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia, Ciem, Quarit, Lavoro Sicilia, Sicilia Ricerche, Cerisdi, Terme di Sciacca
collocati nell’Albo e i lavoratori di SPI inseriti con apposito provvedimento, versano in uno stato di grandissima
tensione e sono esasperati dal continuo rimpallo di responsabilità tra l’assessorato all’Economia e la SAS”, scrivono
i sindacati. Alcuni di questi lavoratori non percepiscono gli ammortizzatori sociali, essendo trascorsi oltre due anni
dal loro licenziamento.
L’ultimo incontro con i sindacati si è svolto alla presidenza della Regione, convocato dalla vice presidente
Mariella Lo Bello, lo scorso 25 settembre, alla presenza della dirigente dell’Ufficio Speciale per la chiusura delle
Liquidazioni. “Durante l’incontro si è appreso che l’Ufficio Liquidazioni avrebbe incredibilmente proceduto in tempi
brevi alla pubblicazione di una nuova versione dell’Albo Unico che escluderebbe tutti i 75 lavoratori di
Sviluppo Italia Sicilia nonché quelli di Sicilia Ricerche, sulla scorta di un parere dell’Avvocatura di Stato che
darebbe una singolare lettura della legge istitutiva dell’Albo (art. 21 L.R. 21/2014), vanificando del tutto l’intento
del legislatore e stravolgendo di fatto l’iter per la ricollocazione dei lavoratori dell’Albo che aveva superato
il vaglio della Corte dei Conti e del Consiglio dei Ministri. Tutto questo appare intollerabile”.
Le organizzazioni sindacali si chiedono “come mai alla vigilia della conclusione del lunghissimo iter per
l’assunzione dei lavoratori dell’Albo si utilizzi un parere dell’Avvocatura per vanificare la volontà del
Parlamento siciliano che è chiara ed inequivocabile e in linea con la legislazione nazionale e che alla luce
dei fatti appare come una foglia di fico per nascondere l’incapacità del Governo e della burocrazia regionale ad applicare le leggi”.