Palermo 3 ottobre 2023 – La Fp Cgil Palermo e il gruppo Rsu Fp Cgil proclamano lo stato di agitazione di tutto il personale part-time del Comune di Palermo.
La Fp Cgil chiede che la proposta di rimodulazione del piano di riequilibrio pluriennale finanziario preveda entro il 2023 il passaggio a 36 ore di tutti i circa 2.500 lavoratori che al momento svolgono 30 ore.
Il piano attualmente – come specifica la Fp Cgil in una lettera inviata a prefetto, sindaco direttore e segretario generale e ai presidente del consiglio comunale e dei gruppi e a tutti i lavoratori dell’ente – delle commissioni, non prevede lo stesso trattamento in materia di incremento orario tra tutti i lavoratori ma li scagliona negli anni per categorie a b c e d. Non prende in considerazione le stesse origini giuridiche del bacino dei lavoratori. Non considera che i lavoratori di categoria a e b svolgono mansioni superiori per garantire i servizi alla cittadinanza.
“In questo modo non si risolve il dissesto funzionale in cui versa il Comune di Palermo già da molti anni – dichiarano Saverio Cipriano, per la segreteria Fp Cgil Palermo e Luigi D’Antona, segretario aziendale Fp Cgil palermo al Comune – Se non avremo risposte a breve da parte dell’amministrazione comunale, stabiliremo altre iniziative perché ci aspettiamo una risposta definitiva, consapevoli che un Comune come quello di Palermo non può avere una dotazione organica in cui mancano 3 mila posti lavoro. Con 4.500 dipendenti, molti dei quali con i profili bassi, è impossibile rilanciare i servizi e la progettazione che servono a una grande città. Chiusa la partita del precariato, si può pensare a un piano di assunzioni che consentirebbe, con le progressioni verticali, di valorizzare tra il personale stabilizzato figure come ingegneri, architetti, istruttori amministrativi ed altre figure essenziali che attualmente si trovano nelle categorie inferiori b e c. Questo consentirebbe di risparmiare risorse”.
La Fp Cgil Palermo, domani presente al sit-in regionale dei precari della pubblica amministrazione sotto la presidenza della Regione, ha incontrato l’assessore al Personale Dario Falzone “per chiedere di chiudere entro quest’anno la partita del precariato, per la quale occorrerebbero 5-6 milioni di euro”.
“Abbiamo chiesto, con l’approvazione delle variazioni di bilancio, di prospettare un piano diverso rispetto al piano che prevedeva dal 2025 al 2027 di aumentare di due ore l’anno il personale in categoria a e b – aggiungono Saverio Cipriano e Luigi D’Antona – Non serve arrivare al 2027, quando andrà in pensione un migliaio di dipendenti. Gli uffici continueranno a non funzionare per mancanza di figure specialistiche. Le città del Nord, che impiegano maggiori risorse per il personale, hanno un numero di dipendenti superiori di gran lunga alla media delle città del Sud. Di fronte a una potenzialità media di 8.500 lavoratori, a Palermo con 4.500 dipendenti l’ente si trova in serie difficoltà. La politica e il consiglio comunale devono trovare le condizioni per portare tutti a 36 ore”.
La Fp Cgil chiede che la proposta di rimodulazione del piano di riequilibrio pluriennale finanziario preveda entro il 2023 il passaggio a 36 ore di tutti i circa 2.500 lavoratori che al momento svolgono 30 ore.
Il piano attualmente – come specifica la Fp Cgil in una lettera inviata a prefetto, sindaco direttore e segretario generale e ai presidente del consiglio comunale e dei gruppi e a tutti i lavoratori dell’ente – delle commissioni, non prevede lo stesso trattamento in materia di incremento orario tra tutti i lavoratori ma li scagliona negli anni per categorie a b c e d. Non prende in considerazione le stesse origini giuridiche del bacino dei lavoratori. Non considera che i lavoratori di categoria a e b svolgono mansioni superiori per garantire i servizi alla cittadinanza.
“In questo modo non si risolve il dissesto funzionale in cui versa il Comune di Palermo già da molti anni – dichiarano Saverio Cipriano, per la segreteria Fp Cgil Palermo e Luigi D’Antona, segretario aziendale Fp Cgil palermo al Comune – Se non avremo risposte a breve da parte dell’amministrazione comunale, stabiliremo altre iniziative perché ci aspettiamo una risposta definitiva, consapevoli che un Comune come quello di Palermo non può avere una dotazione organica in cui mancano 3 mila posti lavoro. Con 4.500 dipendenti, molti dei quali con i profili bassi, è impossibile rilanciare i servizi e la progettazione che servono a una grande città. Chiusa la partita del precariato, si può pensare a un piano di assunzioni che consentirebbe, con le progressioni verticali, di valorizzare tra il personale stabilizzato figure come ingegneri, architetti, istruttori amministrativi ed altre figure essenziali che attualmente si trovano nelle categorie inferiori b e c. Questo consentirebbe di risparmiare risorse”.
La Fp Cgil Palermo, domani presente al sit-in regionale dei precari della pubblica amministrazione sotto la presidenza della Regione, ha incontrato l’assessore al Personale Dario Falzone “per chiedere di chiudere entro quest’anno la partita del precariato, per la quale occorrerebbero 5-6 milioni di euro”.
“Abbiamo chiesto, con l’approvazione delle variazioni di bilancio, di prospettare un piano diverso rispetto al piano che prevedeva dal 2025 al 2027 di aumentare di due ore l’anno il personale in categoria a e b – aggiungono Saverio Cipriano e Luigi D’Antona – Non serve arrivare al 2027, quando andrà in pensione un migliaio di dipendenti. Gli uffici continueranno a non funzionare per mancanza di figure specialistiche. Le città del Nord, che impiegano maggiori risorse per il personale, hanno un numero di dipendenti superiori di gran lunga alla media delle città del Sud. Di fronte a una potenzialità media di 8.500 lavoratori, a Palermo con 4.500 dipendenti l’ente si trova in serie difficoltà. La politica e il consiglio comunale devono trovare le condizioni per portare tutti a 36 ore”.