Palermo 13 gennaio 2023 – E’ iniziato oggi, al San Paolo Palace, con la relazione del segretario generale Mario Ridulfo, il XVII congresso della Cgil Palermo davanti a una platea di 200 delegate e delegati.
A inaugurare la giornata, introdotta da Olga Giunta, giovane rider palermitana, un momento musicale a cura dell’artista di fama internazionale Alessandra Salerno.
Alla presidenza del congresso, Bijou Nzirirane, responsabile dei migranti per la Cgil Palermo. Partecipano ai lavori, il segretario generale Sicilia Alfio Mannino, che interverrà alle 17 e il segretario della Cgil nazionale Luigi Giove, che terrà domani le conclusioni. Tra gli ospiti, il presidente del Tribunale Antonio Balsamo, il presidente della Commissine regionale Antimafia Antonello Cracolici, gli assessori Maurizio Carta e Rosi Pennino, i segretari di Cisl e Uil Leonardo La Piana e Ignazio Baudo, il presidente Assostampa Sicilia Giuseppe Rizzuto.
Il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo, ad apertura di relazione, ha rivolto un pensiero commosso a Biagio Conte, che è stato salutato da un lungo applauso. Rilanciandi le iniziative di mobilitazione che in questi mesi hanno visto la Cgil scendere in piazza, Ridulfo ha chiesto di mettere al centro dell’agenda politica del Paese “Il Sud del Sud”, la “quarta Italia”, secondo la definizione dello studio della fondazione tedesca Friedrich Ebert.
“Quell’Italia di cui facciamo parte anche noi qui a Palermo, in condizioni di vita ben al di sotto della media, una città che in questi anni ha perso occasione su occasione, con migliaia di giovani e meno giovani costretti, ancora una volta a cercare il loro futuro altrove”, ha detto Mario Ridulfo. Le politiche del governo vanno nella direzione sbagliata, afferma il segretario Cgil Palermo, segnando una ritirata strategica dello Stato nei confronti del Mezzogiorno, una politica del “laissez faire”, “che lascia sole le persone nella giungla del mercato”, una “politica delle condoglianze” del giorno dopo, “che riduce le morti sul lavoro a. morti bianche”.
“Abbiamo invece bisogno di un programma che. metta al centro una ripresa fondata sul lavoro produttivo e di qualità, per il quale
servono istituzioni pubbliche efficienti – ha sottolineato Mario Ridulfo – Il contrasto al lavoro nero, grigio, alla precarietà e alle nuove forme di lavoro povero sono la premessa, così come stabilizzare il lavoro precario e un nuovo piano di assunzioni a tempo indeterminato, nella scuola, nelle università, nei centri di ricerca, nella sanità, negli enti locali”.
Il Pnrr, dopo tanti anni, darebbe al Paese la possibilità di. ridurre le disuguaglianze e i divari, sociali, economici e. territoriali. Una scommessa che, per la Cgil, Palermo non deve. perdere. “Abbiamo diritto anche nella nostra realtà palermitana a uno. sviluppo che riduca i divari di genere e generazionali. Diritto, cioè, a uno sviluppo fondato sulla giustizia sociale, sul lavoro produttivo e di qualità per noi e per le nuove generazioni – spiega il segretario Cgil Palermo Ridulfo – Per non perdere l’occasione, soprattutto qui in terra di mafia, bisogna definire anche un Pnrr per la legalità, per garantire sicurezza e rispetto delle regole”.
“Purtroppo – prosegue Ridulfo – per quanto riguarda il. contrasto alla mafia registriamo un preoccupante calo di attenzione,
pur sapendo che 191,5 mld di euro fanno gola alla mafia, alle mafie, al malaffare, ai corrotti e ai corruttori. Eppure, queste risorse sono l’occasione, almeno nel breve e medio termine, per uscire dalla crisi e superare le arretratezze del sistema”.
“Nelle 273 pagine del Pnrr-next generation Italia, la parola mafia- rileva Ridulfo – è citata una sola volta. Occorre esercitare un’azione di stimolo, ma anche di un controllo sociale su: programmi, progetti, tempi e soldi, in tutta Italia, ma soprattutto qui al Sud e a Palermo. Per questo, e per strutturare il lavoro sul territorio, come Cgil Palermo abbiamo deciso la costituzione di un Osservatorio SocioEconomico”.
Tra le proposte della Cgil, c’è quella di un grande hub del. Mediterraneo, con una riduzione dei tempi di collegamento tra i due scali di Palermo/Trapani e Catania /Comiso attraverso un trasporto ferroviario ad alta velocità. E c’è la richiesta di una nuova “industrializzazione green”, a cominciare dalle aree industriali di Termini, Carini e Brancaccio, per le quali “non basta una mera re-industrializzazione”.
E ancora, per Palermo, è necessario avere un piano del commercio e dei servizi e un piano per la casa. “Il futuro dei lavoratori e dell’economia palermitana non può che essere green e quindi occorre puntare sulla sostenibilità ambientale,
sul risparmio energetico ed economico, a partire dalla valorizzazione del patrimonio edilizio, scolastico e universitario e il riuso degli
immobili confiscati alla mafia”.
Per questo la Cgil Palermo ha condiviso il progetto dell’Autorità di sistema portuale del mare della Sicilia occidentale, che consegna
una nuova missione produttiva industriale, commerciale e turistica ai porti di Palermo e Termini Imerese. “Allo stesso modo – spiega Ridulfo – la stessa idea di sistema deve mettere in connessione il Cantiere navale di Palermo (che deve tornare a costruire navi), l’area industriale di Termini, (con il reinsediamento nei 36 mila quadrati di capannoni) con l’Università e i centri di ricerca. Coniugare il rilancio delle manifatture con l’istruzione e l’uso di nuove tecnologie”.
E ancora, ha sottolineato il segretario generale Cgil Palermo: “Servono politiche per la crescita, per lo sviluppo, per destagionalizzare il settore del turismo e della cultura, attraverso la messa in rete del sistema dei teatri e dei musei e investimenti in tecnologie, oltre che politiche di buona occupazione”. Preoccupazione è stata espressa per la situazione finanziaria. dei Comuni, dove è tempo di affrontare le difficoltà ormai strutturali di gestione della riscossione dei tributi.
“In una città, come Palermo, dove l’evasione della Tari raggiunge percentuali altissime, bisogna trovare e utilizzare nuovi metodi che
possono determinare il pagamento da parte di tutti della tariffa. Nella nostra Provincia, la condizione di sottosviluppo, ha precise responsabilità politiche. Per questo non è più accettabile lo scaricabarile delle colpe e delle responsabilità tra i diversi livelli di governo e i diversi territori, i quali invece devono trovare il modo di condividere progetti, tempi, modalità e responsabilità”.