Palermo 19 dicembre 2022 – Domani Giornata in ricordo di Nicolò e Antonella
Azoti. Saranno ricordati il segretario della Camera del Lavoro di Baucina, Nicolò Azoti, colpito a morte il 21 dicembre 1946 e morto due
giorni dopo, e la figlia Antonella, a quasi un anno dalla sua scomparsa.
L’iniziativa, di Cgil, Spi, Libera, Anpi, Auser, inizierà alle 9 al Liceo scientifico “G. Galilei” di Palermo, in via Danimarca, 54.
Intervengono: la direttrice scolastica del liceo Galilei Chiara Di Prima, Francesco Citarda, di Libera Terra, Dino Paternostro, responsabile del dipartimento Legalità e memoria della Cgil Palermo e Ottavio Terranova, coordinatore Anpi Sicilia. Al termine dell’incontro, alle 10, 30, sarà deposta una corona di fiori nella piazzetta dedicata a Nicolò Azoti.
“Quest’anno, insieme a Nicolò Azoti, ricorderemo anche la figlia Antonella, che della valorizzazione della memoria del padre assassinato dalla mafia aveva fatto la sua ragione di vita –
dichiarano il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e Dino Paternostro, del dipartimento legalità Cgil Palermo – Ed è bello
ricordare Antonella con gli studenti e i docenti del liceo Galilei, che tante volte avevano ascoltato dalla sua voce il racconto della
vita e della morte del padre. Memoria e impegno costituiscono il binomio inscindibile che la Cgil continua a portare avanti, con l’obiettivo di costruire lavoro e sviluppo nella legalità”.
Nei difficili anni del secondo dopoguerra, Azoti iniziò ad occuparsi della questione contadina e della lotta per l’assegnazione delle terre. Divenne, quindi, segretario della Camera del lavoro della Cgil e creò l’ufficio di collocamento, promuovendo la costituzione della cooperativa gricola San Marco, con la quale sfidò la cosiddetta mafia del feudo. Fu inevitabile, quindi, lo scontro con gli agrari e i gabelloti mafiosi, specie dopo la sua battaglia per far applicare la nuova legge sulla divisione dei prodotti agricoli 60 per cento ai contadini, 40 per cento ai padroni.
Il 21 dicembre 1946 Azoti venne gravemente ferito con 5 colpi di pistola sparatigli alle spalle, mentre tornava a casa. Alla moglie,
che lo soccorse, fece il nome del suo assalitore, un noto mafioso gabelloto. Il sindacalista morì due giorni dopo, il 23 dicembre 1946,
in ospedale. Nonostante la testimonianza della moglie ai carabinieri, per la sua morte non fu istruito nemmeno un processo: l’inchiesta fu
archiviata in istruttoria, dopo che l’uomo indicato come responsabile del delitto si presentò ai carabinieri con un falso alibi di ferro.
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